LA CARRETERA

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SINOSSI

Mattia ha trentotto anni e chiede poco alla vita. E alle donne. Una cena fuori, qualche giorno di vacanza.

Giselle è una donna che ha chiesto e ottenuto – anche quello che non avrebbe voluto. Ha due figli ed è separata. Ed è qualche anno più grande di Mattia.

Mattia e Giselle partono da due punti diversi della vita, secondo energie ed esigenze differenti. Ma le loro traiettorie si incroceranno sulla stessa pista.

La carretera (“la strada”, in spagnolo) racconta, attraverso il mondo dei balli caraibici, il percorso dei quarantenni di oggi. Dove vanno, quanto impiegano. Dove inciampano.

QUARTA DI COPERTINA

Una sera a bordo pista gli si era avvicinato un signore sulla sessantina. Giselle si era appena allontanata per andare in bagno.

«Scusa» aveva detto l’uomo. «Vengo in questo locale da tanti anni.  Volevo dirvi una cosa; siete bellissimi. Ballate come se il resto del mondo non esistesse.»

Quella era la loro forza, era vero. Lo staccarsi. Il vivere in un punto al di sopra di tutto. La pista era la base di lancio, l’energia che dava l’impulso. Ma la vita, quella vera, iniziava al di là di essa.

A tirar su una donna – a farla volteggiare in qualche metro quadro – erano bravi tutti. Quello non era saperci fare. Saperci fare era riuscire a tenersela, una donna. La bellezza, soprattutto di una coppia come diceva l’uomo che lo aveva avvicinato, non era una prova di forza, di quanto in alto e lontano da questo mondo si riusciva ad arrivare. Ma di resistenza. Di quanto a lungo si era in grado di rimanere sollevati, non importava di quanti centimetri, sopra le proprie debolezze. Era lì che si cadeva, alla fine. I cento metri li potevano correre tutti, magari con tempi pessimi. Ma per arrivare in fondo a una maratona bisognava allenarsi. La bellezza non era un tratto. Era l’impegno che si metteva per far funzionare le cose.